Cosa è il pro-natalism?

Sarà perché è il proprietario di Twitter, uno dei “frequentati” e seguiti social network del web, sarà perché le sue numerose e redditizie attività imprenditoriali, da Tesla a SpaceX, affascinano milioni di persone, fatto sta che ogni volta che Elon Musk apre bocca le sue dichiarazioni, in pochissimo tempo, fanno il giro del mondo per poi ricevere un profluvio di commenti e giudizi contrastanti.

Non hanno fatto eccezione le recenti affermazioni, a mezzo Twitter, nelle quali il magnate di origine sudafricana si è preso la briga di commentare la recente pubblicazione degli ultimi sconfortanti dati demografici italiani da parte dell’ISTAT con un lapidario «Italy is disappearing!». Musk lancia dunque un grido di allarme riguardo l’odierna drammatica crisi demografica italiana, che starebbe minacciando l’esistenza stessa del Belpaese, e si schiera tra i difensori della natalità ottenendo, per questo, ancora una volta il consenso e l’applauso di coloro che vedono nella promozione delle “nascite” un principio fondante per la costruzione di una società che abbia a cuore la difesa della vita e della famiglia.

Ma qual è la vera visione di Elon Musk sul tema della natalità? Per comprendere appieno le dichiarazioni del patron di Tesla è interessante approfondire un altro movimento sempre più in voga all’interno degli elitari e milionari circoli hi-tech della Silicon Valley, noto con l’eloquente nome di “pronatalism”. Una corrente di pensiero, quest’ultima, strettamente imparentata con il transumanesimo, “l’altruismo efficace”, il “lungo-terminismo” e le altre ideologie TESCREAL, con le quali condivide una visione della vita improntata al raggiungimento del benessere e della felicità attraverso i metodi razionali e scientifici messi oggi a disposizione dalla tecnologia.

I “pro-natalisti” di cui appunto, Musk è uno dei più noti teorici, affermano che il «population collapse», ossia il crollo della popolazione, è uno dei maggiori «rischi esistenziali» che minaccia l’umanità nel prossimo futuro. E dunque, per scongiurare una probabile prossima estinzione dell’umanità, diventa un «imperativo morale» impegnarsi e favorire la riproduzione della vita umana, anche e soprattutto, avvalendosi dei potenti mezzi di fecondazione assistita e di screening genetico disponibili oggi all’interno del sempre più ampio e spregiudicato mercato della fertilità e della riproduzione. In tal senso, i sostenitori di questa ideologia, convinti di appartenere ad una ristretta cerchia di “eletti”, si auto-investono di un’ambiziosa e superba missione di salvatori dell’umanità.

Il pallino del fondatore di SpaceX per la natalità nasce anche dalle sue tesi di stampo transumanista secondo le quali l’uomo deve evolversi verso una «specie multi-planetaria», in grado, nel giro di pochi anni, di colonizzare nuovi pianeti. Queste colonie umane su Marte o altri mondi, che lui stesso punta a popolare attraverso il suo progetto di trasporto spaziale Starship, fungeranno – sempre secondo il pensiero di Musk e dei teorici transumanisti – da «riserve di esseri umani» in grado d ripopolare il pianeta nel caso del verificarsi di qualche «scenario Terminator» che dovesse portare all’estinzione dell’umanità dalla faccia del pianeta Terra.

C’è da dire che Elon Musk si è impegnato anche in prima persona in questo piano di ripopolamento della terra, mettendo al mondo nello spazio di dieci anni, tra il 2012 e il 2022, ben dieci figli da tre donne diverse. Un progetto riproduttivo anche questo, come tutti gli altri progetti di Musk, ad altissimo tasso tecnologico: dopo aver perso il loro primogenito a soli 10 settimane per la sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDSSudden Infant Death Syndrome), Musk e la sua prima moglie hanno infatti deciso di rivolgersi alla fecondazione artificiale e nello spazio di 2 anni sono nati nel 2004 una coppia di gemelli e nel 2006 addirittura un tris di gemelli. Anche gli ultimi tre, nati nel 2022 e concepiti con due donne diverse, sono arrivati la prima, una femmina, tramite utero in affitto e poi nuovamente una coppia di gemelli attraverso la fecondazione assistita. Per ricapitolare, su dieci figli, sette, tutti gemelli, sono nati in provetta e uno tramite la maternità surrogata.

A distanza di più di cinquant’anni dalla pubblicazione, nel 1968, del celebre libro The Population Bomb a cura del biologo statunitense Paul Ehrlich in cui si profetizzava una prossima ineludibile catastrofe umanitaria dovuta alla sovrappopolazione del pianeta, ci troviamo oggi, paradossalmente, davanti un movimento che, all’opposto, annuncia un futuro collasso della nostra civiltà causato dalla progressiva estinzione della popolazione del nostro pianeta.

Un interessante articolo pubblicato su Business Insider dal titolo Can Super Babies Save the World? illustra a fondo questo movimento “natalista” raccontando la storia di Malcolm e Simone Collins, una coppia di “attivisti della natalità” che si propone il folle obiettivo di popolare il pianeta della propria progenie secondo uno scientifico piano di riproduttività che prevede che ciascuno dei loro discendenti metta al mondo 11 figli per 8 generazioni. Al fine di promuovere il verbo natalista, Malcom Collins ha creato l’organizzazione pronatalist.org che si propone l’obiettivo di offrire supporto e risorse «a chiunque abbia figli o possa desiderarli, indipendentemente da etnia, sessualità, reddito o altro background».

Per realizzare i loro utopistici piani di riproduzione i Collins si sono rivolti a Genomic Prediction, una società specializzata nell’applicazione della genomica alla riproduzione, che ha avuto tra i suoi primi investitori il co-fondatore e CEO di OpenAI, Sam Altman. L’ex socio di Elon Musk, che è un omosessuale dichiarato e recentemente ha affermato «penso che avere molti bambini sia fantastico», investe anche in un’altra nota Startup della riproduzione denominata Conception,chesi pone l’ambizioso e inquietante obiettivo di«crescere ovuli umani vitali da cellule staminali e potrebbe consentire a due maschi biologici di riprodursi».

Genomic Prediction è una delle prime aziende nel settore della riproduzione a offrire il servizio “Testing for polygenic disorders”, noto con l’acronimo PGT-P, un controverso, per le sue evidente implicazioni eugenetiche, innovativo tipo di test genetico che consente ai genitori sottoposti a fecondazione artificiale di selezionare, preventivamente, i “migliori” embrioni disponibili sulla base di una varietà di fattori di rischio poligenici (11 in totale, tra cui Diabete di tipo 1 e 2, schizofrenia, tumore al seno, attacchi cardiaci, melanoma, ipertensione, ecc).

Tale test, denominato LifeView, rappresenta un ulteriore passo in avanti rispetto agli ormai, ahinoi, comuni test pre-impianto nel processo di fecondazione in vitro, volti ad individuare eventuali anomalie cromosomiche come la sindrome di Down e le malattie monogeniche come la fibrosi cistica. Un investitore di Genomic Prediction, come riporta sempre l’articolo di Business Insider, ha dichiarato che se «il 20° secolo ha riguardato atomi e bit, il 21° secolo riguarderà la biologia e i bambini».

La coppia Collins, grazie anche ai loro non comuni mezzi finanziari (entrambi sono dei venture capitalist e lavorano nel mondo del private equity), si sono dunque rivolti alla società più all’avanguardia nel mercato della riproduzione assistita e, nel 2018, che loro hanno chiamato «l’anno del raccolto», si sono dedicati a produrre e congelare il maggior numero possibile di embrioni vitali da poter scongelare ed impiantare al momento opportuno nei prossimi anni così da poter perseguire il loro delirante piano di riproduzione, in barba a qualsiasi legge di natura.  

Da un movimento che si chiama “pro-natalismo” ci si aspetterebbe che sia a favore della vita e quindi conseguentemente contro l’aborto, invece paradossalmente, quasi tutti i sostenitori pro-natalisti si identificano come fermamente pro-choice in quanto, oltre ad avere un animo libertario-anarchico, allergico a qualsiasi freno di tipo etico-morale, temono che leggi anti abortiste possano portare ad una limitazione di quello che abbiamo visto essere il loro principale strumento di pianificazione della natalità: la fecondazione artificiale, che porta inevitabilmente alla distruzione degli embrioni fecondati. A favore della vita si, ma solo quando è scientificamente scelta e di primissima e accertata qualità. Alla luce di questo sintetico quadro che ha cercato di illustrare il pensiero e gli obiettivi di personaggi come Elon Musk e altri influenti capitani di ventura della Silicon Valley, si può concludere che, se da un lato è senza dubbio apprezzabile che personaggi del calibro mediatico di Musk portino all’attenzione pubblica tematiche importanti come la natalità o ultimamente anche la gender identity, dall’altro lato è altrettanto essenziale tenere a mente quali sono i reali interessi e gli obiettivi di queste élites tecnocratiche, prive di qualsiasi riferimento etico morale e per questo pronte a cavalcare, alla bisogna, qualsivoglia “diavoleria” pur di arrivare alla costruzione del loro utopico mondo post umano.

Fonte: CR